Quante volte ho visto cantanti dispiacersi nel dire “nella scorsa lezione ero riuscito a fare delle cose con la mia voce, che oggi non riesco più a fare”.
Riuscire a cantare le note acute è la richiesta più frequente che i cantanti fanno, probabilmente si tratta anche di un desiderio che appartiene a te che stai leggendo.
Supponiamo di dover cantare la frase di una canzone che contiene un acuto.
Uno degli errori più comuni è quello di concentrarsi proprio sulla/e nota/e più alta/e, provando e riprovando nella speranza di riuscire a cantarla.
In primo luogo questo atteggiamento fa memorizzare al nostro corpo un input di sforzo; è come se insegnassimo al nostro cervello “ogni volta che devo cantare quella nota devo spingere, forzare”, in secondo luogo stiamo cercando di entrare in una stanza senza passare dalla porta, ma spingendo contro i muri.
Quel è allora una chiave per aprire quella porta?
L’acuto va preparato, spesso è ciò che facciamo prima dell’acuto che ne pregiudica la riuscita.
Devi imparare ad affrontare bene il passaggio, in maniera che si spalanchi per la tua voce la porta che ti dà accesso agli acuti.
Nel bel canto viene utilizzato il termine “galleggiare”, che rende benissimo l’idea della leggerezza di un acuto, togliendone le caratteristiche di sforzo e peso spesso ad esso associate.
Questa “leggerezza” va preparata ed è l’opposto di ogni tendenza a spingere.
In un altro articolo di questo blog, ti ho parlato di un metodo per affrontare le note acute e il passaggio tramite la gestione di aria e spazio, respirazione e risonanza.
Oggi voglio suggerirti un altro approccio (che non sostituisce il primo, si aiutano a vicenda) che consiste nel “portare giù leggerezza”, per contrastare la tendenza a “portare su peso”.
Parti in voce di testa, molto leggera e canta una scala discendente che ti riporti in voce di petto, ad esempio Do4 Sol3 Mi3 Do3 (struttura 8 5 3 1) con il monosillabo GU e ogni volta scendi di semitono (quindi partendo dal Si, poi Sib etc…).
In questo modo stai dando leggerezza alla tua voce e contribuisci a creare una “zona grigia” al centro, te ne accorgerai cantando la scala, dove sentirai come se le note non fossero completamente in petto o completamente in testa: è quest’area “mista” che garantisce l’accesso agli acuti senza sforzi.
Dopo aver fatto questo primo esercizio, prova a fare la scala al contrario, 1 3 5 8 5 3 1 ( es. Do3 mi3 sol3 Do4 sol3 mi3 Do3), sempre con GU, puntando ad alleggerire sempre più man mano che sali, dando quindi l’input al cervello “più vado verso l’alto, più alleggerisco”. Vai verso suoni molto leggeri, che non sono quelli che userai per cantare l’acuto, ma servono a costruire questi binari di leggerezza sui quali canterai poi in voce piena.
Buon canto!